L'ARTIGIANO
L'Artigiano, costruttore d'Umanità e civiltà , protagonista creativo nel progresso tecnologico della società che di continuo si evolve, è orgoglioso custode del suo mestiere antico e sempre nuovo.
Cav. Tonino della Volpe
L'Artigianato è un'attività lavorativa in cui gli oggetti utili e decorativi sono fatti completamente a mano o per mezzo soltanto di semplici attrezzi: gli articoli prodotti tramite fabbricazione in serie o da macchine non sono artigianato.
Nell'antichità la formazione di comunità stabili, costituì un incentivo all'Artigianato. Con l'espansione dei centri e la sempre crescente domanda di mano d'opera, si installarono comunità stabili di artigiani, spesso in determinate vie o zone della città . L'allargamento del commercio consentì ad alcuni centri di specializzarsi nella produzione di propri manufatti, come nel caso di Corinto e Samo per i vasi, Mileto nelle stoffe e nei tappeti.
Lo sviluppo dell'attività artigianale procede di pari passo con quello delle città e del commercio perché la crescente complessità sociale e produttiva di un nucleo urbano in espansione comporta la diversificazione delle attività artigianali. La formazione di una rete di scambi tra città o aree diverse permette una circolazione delle tecniche e delle materie prime, con il doppio risultato di accelerare il progresso di molte lavorazioni e di specializzare la produzione artigianale per aree e per città . L'antico Egitto e i grandi stati che si sono succeduti nell'area mesopotamica organizzarono anche il lavoro su vasta scala: lo si deduce dalla standardizzazione dei prodotti ritrovati con gli scavi e da testimonianze ricavabili da pitture o bassorilievi. La produzione artigianale degli oggetti d'uso più quotidiano era attentamente programmata e sorvegliata dai tecnici statali. Di grande importanza era la produzione di armi e materiale per l'esercito; ma, parallelamente, esisteva una produzione meno sofisticata di oggetti e beni di lusso (gioielli, unguenti, vasellame decorativo), destinata all'esportazione. Questi oggetti talvolta erano vere e proprie opere d'arte. Sono i commerci gestiti nel Mediterraneo da fenici, cretesi e minoici a dare grande impulso all'Artigianato di beni di lusso (vetro, oro, avorio e stoffe pregiate) e alla produzione di vasellami per il trasporto di olio e vino. Si crea dunque un gusto artistico mediterraneo che mescola motivi ornamentali e tecniche di diversa provenienza.
In quasi tutto il mondo greco l'Artigianato diventa leelemento propulsivo del sistema economico: città come Corinto e Atene costruiscono sugli scambi commerciali gran parte delle loro fortune, riuscendo a compensare l'aumento demografico grazie alle maggiori importazioni alimentari ottenute esportando i manufatti. La ceramica, sebbene prodotta in modo quasi industriale (cioè velocemente, senza cura per particolari che rendano l'oggetto unico e riconoscibile), raggiunge un notevole 9 livello artistico. Le botteghe cominciano a differenziarsi per gusto e stile. La figura dell'Artigiano acquista valore sociale, nelle città a più forte sviluppo commerciale, non ci sono preclusioni alla carriera politica di conciatori di pelle o fabbricanti di lampade, che anzi dispongono di patrimoni più vasti di molti proprietari terrieri. Nell'antica Roma la condizione degli artigiani migliorò gradualmente fino a consentire loro di ottenere la dignità di cavaliere. A Costantinopoli, si tessero particolari vincoli per prevedere una continuità di mestiere nell'ambito familiare. In questo periodo storico le officine imperiali si accostarono, per importanza, alle corporazioni, ed assunsero un ruolo fondamentale per trasmettere le conoscenze e gli uomini in tutte le zone dell'Impero. La Roma arcaica riconosce le corporazioni di mestiere che riuniscono gli artigiani di un determinato settore: pittori, flautisti, orefici, conciatori, carpentieri, calzolai e vasai. La creazione di un vasto impero porta alla specializzazione territoriale di molte produzioni (metallurgia nelle province occidentali; ceramica e prodotti tessili in Gallia) mentre la forte concorrenza provinciale danneggia progressivamente la produzione italica.
Nel basso Medioevo, a causa dello spopolamento dei centri urbani, l'attività artigianale proseguì quasi esclusivamente nei monasteri e nella sede della corte. Nei regolamenti comunali, alcune attività ritenute fastidiose per i fumi o i rumori vennero decentrate in zone periferiche. In questa fase si diffusero le botteghe a conduzione familiare e iniziarono ad essere regolamentati i rapporti tra maestro e operaio. Nel secolo IV gli artigiani sono ormai legati a corporazioni di mestiere, che si fanno garanti del pagamento di tasse fisse. In questo modo la professione diventa ereditaria. Con la graduale riduzione dei mercati e la regressione del mondo urbano, l'organizzazione economica dell'età imperiale, altamente specializzata e diversificata, subisce una profonda trasformazione.
La produzione artigianale, strettamente legata allo sviluppo della città , subisce una grave contrazione. L'Artigianato si concentra perlopiù sulla produzione di armi e attrezzature militari per la classe di guerrieri, dominante nel nuovo ordine di cose. L'apporto delle tecniche metallurgiche dei popoli non romani è importante e incide sulla produzione artigianale. I longobardi, soprattutto dopo la conversazione al cristianesimo e la piena integrazione delle maestranze italiche, sviluppano una produzione artigianale che si segnala soprattutto nelle arti decorative (monili e gioielli) e nella scultura. Tuttavia, al di fuori dei centri che mantengono un'importanza politica, le tecniche si riducono e si semplificano, portando a un artigianato non specialistico di sussistenza. Soltanto a partire dal secolo X la rinascita agricola permette un nuovo e significativo sviluppo dell'artigianato nell’ambito contadino grazie alla diffusione di nuovi strumenti sia nei villaggi sia nei centri più grandi, dove si rivitalizza l'attività commerciale. I centri con fiere e mercati danno un impulso particolare alla produzione artigianale, che comincia a specializzarsi localmente e a diversificarsi anche grazie all'utilizzazione di materiali sino ad allora rari o addirittura sconosciuti.
Nel secolo XII il processo è ormai consolidato in tutta Europa. Le città si differenziano con lavorazioni che vengono poi esportate o producendo merci ulteriormente lavorate altrove. Si crea insomma un complesso sistema di scambi e interdipendenze economiche che mette in relazione città europee assai distanti fra loro, stimola lo sviluppo tecnico e qualitativo dei prodotti e incide sull’organizzazione del lavoro. Ci sono botteghe artigiane di tipo famigliare, in cui il lavoro si tramanda di generazione in generazione e dove lavorano apprendisti che potranno, nei casi più fortunati, aprire una bottega per conto proprio. Ma ci sono anche, nelle città più vitali, grandi manifatture, proprietà di mercanti-imprenditori, spesso organizzati in società , che impiegano decine e decine di operai salariati. Le corporazioni, che cominciano a diffondersi già nel secolo XI, sono organizzazioni di mestiere che nascono con l'intento di proteggere il prodotto dall’analogo bene importato (intento protezionistico) e di assistere gli artigiani membri della corporazione in caso di malattie, disgrazie, tracolli economici, lutti (intento assistenzialistico). Si vogliono difendere, anche con interventi politici, i prodotti dalla concorrenza e suddividere i forti rischi delle nuove attività che prevedono l'esportazione e la vendita dei prodotti su mercati lontani. Le corporazioni regolano minuziosamente l'attività : concordano infatti precise normative sui prezzi delle merci, gli orari di lavoro, i salari e perfino le modalità di lavorazione di determinati prodotti.
Fu ai tempi dell'Umanesimo che le corporazioni raggruppanti le arti del disegno iniziarono a staccarsi dalla altre, invocando trattamenti migliori, ma bisognerà attendere la costituzione delle Accademie per assistere ad una distinzione economica e pratica tra gli artigiani e gli artisti. Nel Settecento se da un lato il commercio sempre più crescente richiese la formazione di complessi industriali, come quello di Murano per il vetro, dall’altro serpeggiò soprattutto nelle corti la preoccupazione per la crisi dell’artigianato, al punto da introdurre nuove tecniche di lavorazione, come quella della pietra dura a Firenze. In quegli anni sorsero le scuole di arti e mestieri destinate a preparare gli artigiani.
Nell'Ottocento, la reazione contro la produzione di massa trovò il suo massimo esponente nel movimento Arts and Crafts, che sostenne il ritorno ad una produzione di alta qualità artistica.
Nel secolo seguente le scuole cercarono di avvicinarsi sempre più all'industria e l'esempio più significativo è stato quello del Bauhaus, scuola di arti e mestieri tedesca, "autrice" di molti oggetti ancora oggi apprezzati dalla classe mondiale dei consumatori.
Cav. Antonio della Volpe